L’impatto della Brexit ha messo a repentaglio il settore turistico e dell’ospitalità del Regno Unito, fortemente dipendente dai cittadini dell’UE, con tra il 12,3% e il 23,7% della forza lavoro del settore composta da migranti dell’Unione Europea. Secondo le stime si ritiene che il settore dell’ospitalità richieda attualmente 62.000 cittadini europei all’anno per poter mantenere le attività correnti e crescere.
Il turismo nel Regno Unito vale ad oggi 126,9 miliardi di sterline all’anno e impiega oltre 3,1 milioni di persone. È la settima più grande industria di esportazione e il settore in più rapida crescita.
I comuni sostengono il turismo locale con investimenti per un valore di 70 milioni di sterline all’anno, spesi in supporto alle imprese, informazioni sui visitatori e marketing delle destinazioni. Spendono altri 2,6 miliardi di sterline ogni anno in cultura e patrimonio e sostengono importanti eventi culturali, commerciali e di supporto. Conducono anche la pianificazione e lo sviluppo delle infrastrutture che è fondamentale per l’economia dei visitatori.
Ma la Brexit non è l’unico fenomeno che sta facendo vacillare il Regno Unito in questo 2020, a fiancheggiarla vi è un ospite indesiderato che sta creando un fiume di vite spezzate in tutto il mondo: il virus Sars-Cov-2. La crisi pandemica globale ha impattato su più settori globali, ma prima di tutto sul settore turistico, in particolare in quello europeo, che nel 2019 ha costituito ben il 51% dell’intero flusso turistico mondiale. Misure di distanziamento sociale, orari ridotti per locali commerciali, lockdown localizzati, la paura del contagio così come quella di viaggiare e trovarsi travolti in una chiusura col rischio di non poter rientrare, sono tutte ragioni valide per cui i viaggiatori abituali ed occasionali hanno deciso di rinunciare alla scoperta di nuove mete in questo periodo.
L’industria dei viaggi e del turismo nel Regno Unito, così come quella del mondo intero, si sta così trovando a fronteggiare l’impatto del Covid-19 anche dal punto di vista economico poiché la pandemia globale potrebbe costare 50 milioni di posti di lavoro in tutto il mondo dato che il virus sta creando una crisi senza precedenti. L’epidemia rappresenta una minaccia significativa per l’industria e ha avvertito che il settore dei viaggi potrebbe ridursi di un quarto nel 2020.
La pandemia da COVID-19 ha causato la cancellazione di massa di eventi aziendali, riunioni e congressi internazionali, eventi sportivi e sociali. Si prevede che i divieti di viaggio internazionali, oltre alle misure di blocco e allontanamento sociale del Regno Unito, avranno un grave impatto a lungo sul settore dell’ospitalità nel Regno Unito. L’industria dell’ospitalità e del tempo libero contribuisce al 5% del PIL nazionale e rappresenta il 10% dell’occupazione nel paese.
I principali mercati di origine del turismo per il Regno Unito sono i principali paesi europei tra cui Belgio, Francia, Germania, Irlanda, Italia (in questa guida vi suggeriamo cosa vedere a Londra e le attrazioni preferite dagli Italiani), Spagna, Stati Uniti e Australia. Questi mercati di origine insieme rappresentano oltre il 60% del totale dei visitatori in entrata, secondo le stime, mentre Cina e Canada sono tra le prime 10 nazionalità in termini di spesa. L’imminente perdita di posti di lavoro in questi paesi rallenterà la domanda di viaggi di piacere, influenzando così il turismo nel Regno Unito.
Dato che i due fenomeni, Brexit e Covid, sono tra di loro intersecabili, se i negoziati UE-Regno Unito non riusciranno a raggiungere accordi di libero scambio, la Brexit moltiplicherà le sfide per l’industria alimentare e delle bevande nel Regno Unito. Oltre a questo, l’epidemia da COVID-19 ridurrà sempre più l’afflusso di turisti nel Regno Unito poiché le persone saranno scettiche nei confronti dei viaggi a causa del fattore paura, che eroderà gravemente i guadagni del settore del turismo e dell’ospitalità.
Il COVID-19 lascerà profonde cicatrici nel settore alberghiero
Diverse crisi in passato hanno avuto un impatto significativo sul turismo in entrata nel Regno Unito. Nel 2001, è stato segnalato un calo dell’11,7% dei guadagni dal turismo in entrata a causa della minaccia alla sicurezza del terrorismo. Durante l’epidemia di SARS del 2003 è stata segnalata una crescita contenuta degli utili e un calo dello 0,3% nel 2007 all’inizio della crisi finanziaria globale. Inoltre, l’incertezza che incombe sulle prospettive economiche del Regno Unito dopo il referendum sulla Brexit ha minato la fiducia delle imprese, riflettendosi nel calo delle quote di visitatori d’affari internazionali dal 24,6% nel 2015 al 21,8% nel 2019.