Fra le esperienza più drammatiche e difficili da affrontare nel corso della vita vi è senz’altro quella della dipartita di una persona cara e, per quanto nella moderna concezione del "lutto" o "esperienza luttuosa" si tenda ad annoverare anche la "perdita tout court" di qualcosa di importante (il lavoro, l’amore, la casa d'infanzia) il carattere della irreparabilità e della irreversibilità legato alla morte, intesa come conclusione di un ciclo, rende questo tipo di perdita singolare, a nostro avviso, rispetto a tutte le altre.
Ogni civiltà fatta eccezione per i primissimi momenti in cui l'uomo fece la sua comparsa sulla terra, ha avuto il suo culto dei morti, una serie di riti in cui si compivano gesti sacri dedicati non solo al defunto in modo da prepararlo ad affrontare un viaggio con destinazione ignota, ma anche alla comunità in modo che razionalizzasse l'impossibilità di un ritorno e si preparasse al momento del distacco.
Oggi il culto dei morti sta ritrovando, grazie anche alle cappelle commorative private, la sua naturale collocazione all'interno della società, grazie anche alle case funerarie laiche.
Basta collegarsi al sito delle onoranze funebri di Firenze per vedere come sono curate nei minimi dettagli le nuove cappelle del commiato e per capire quanta necessità ci sia di tornare a dare il giusto valore ad uno dei momenti più difficili della vita.
Se le cerimonie funebri erano rituali complessi e partecipati e, seppure rudimentali, erano fondamentali per la corretta accettazione della morte come parte della vita, la società moderna è sempre più andata verso commemorazioni frettolose e meno sentite.
Spesso chi viene a mancare si è insediato in un luogo "altro" rispetto al suo luogo di origine e le persone che lo piangono non sono supportate da una comunità in grado di condividere lo stesso sentimento e la solitudine di chi resta amplifica il senso di smarrimento e di impotenza.
Elaborare un lutto è un processo lungo e spesso difficile da superare
Le procedure burocratiche che incombono, spesso, non lasciano il tempo necessario per comprendere che qualcosa è inevitabilmente cambiato, obbligando i congiunti a riprendere velocemente le attività legate alla routine senza lasciare che quei sentimenti confusi, dolorosi, contraddittori emergano allo stato di coscienza. Eppure esattamente come succede per le ferite corporee, anche le ferite dell’anima andrebbero curate nel modo opportuno prima di cronicizzare, diventando poi incurabili.
Molti psichiatri e psicoterapeuti hanno accolto nei loro studi diversi pazienti che lamentavano tic e malesseri psicosomatici e nel corso del programma terapeutico è emersa la mancata elaborazione di un lutto, persino vecchio di dieci o vent’anni, come radice del problema principale.
Si può dunque affermare che il lutto più che una condizione è un processo in cui chi lo vive deve esaminare e ascoltare profondamente i sentimenti che si alternano senza provare vergogna o senso di colpa, per arrivare a venire a patti con la realtà e trovare un nuovo equilibrio riprendendo con serenità a vivere il quotidiano senza lasciarsi opprimere da pensieri intrusivi e ossessivi.
La nostra società è anche poco votata all’ascolto e l’errore più comune che in buona fede si può commettere tentando di confortare qualcuno che versa nella condizione drammatica provocata dalla perdita irreversibile di una persona cara, è quello di cadere nel tranello di andare ad utilizzare frasi fatte e di circostanza che non aiutano, ma confondono e inibiscono portando, chi ha bisogno, a sentirsi sempre più solo e a chiudersi ulteriormente erigendo muri e creando resistenze che, al contrario, complicano e ritardano il processo di guarigione.
L'aiuto del medico può aiutare a superare meglio la morte del caro estinto
Molti addetti ai lavori, pur avendo teorizzato delle fasi necessarie a una elaborazione del lutto, hanno altresì affermato che, pur essendo l’esperienza di cui si parla comune a tutti e dalla quale nessuno è esonerato, ogni persona vive il momento del distacco in maniera del tutto personale e difficile da pronosticare in anticipo.
Qualunque tipo siano i sentimenti che emergono, essi devono essere lasciati liberi di affiorare, e come dice la rivista stateofmind.it devono essere ascoltati e accettati senza vergogna o sensi di colpa e che rabbia e paura sono necessari per una sana elaborazione del lutto.
Anche sul timing non ci sono regole, alcune persone elaborano in qualche mese, altre hanno bisogno di anni e molto dipende dal tipo di rapporto, dal vissuto che si ha, da quanto fosse forte o complicato il legame irrimediabilmente interrotto. Se accettare la morte diventa impossibile e arreca disturbi comportamentali o relazionali diventa necessario rivolgersi ad uno specialista in grado di facilitare il recupero di un, seppur nuovo, equilibrio.